Esiste la dipendenza da social media?
Il fenomeno della dipendenza da social media o da smartphone genera crescente interesse clinico nella comunita scientifica, nella scuola, e nella popolazione generale. Nonostante non via sia una definizione univoca nei principali sistemi diagnostici, come il DSM-5 o l’ICD-11, la letteratura scientifica tende a concettualizzarle come forme di dipendenza comportamentale, caratterizzate da sintomi quali preoccupazione eccessiva, perdita di controllo, sintomi di astinenza, tolleranza e uso continuato nonostante le conseguenze negative ad esse associate, con un impatto negativo sul funzionamento psicosociale. Termini come “problematic use”, “pathological use”, “excessive use” e “social network use disorder (SNUD)” sono spesso utilizzati in modo intercambiabile, riflettendo un dibattito in corso e l’assenza di standardizzazione nella terminologia e nei criteri diagnostici (Schlossarek et al., 2023).
E quanto frequente è?
Una recente revisione sistematica e meta-analisi che si è proposta di stimare i tassi di prevalenza globale dei diversi sottotipi di dipendenza digital nella popolazione generale (2.123.762 individui provenienti da 64 paesi) ha mostrato delle stime globali di prevalenza pari al 26,99% per la dipendenza da smartphone, 17,42% per la dipendenza da social media, 14,22% per la dipendenza da Internet, 8,23% per la dipendenza da cybersex e pari al 6,04% per la dipendenza da videogiochi (Meng et al., 2022). La prevalenza più elevata di dipendenze digitali è stata riscontrata nella regione del Mediterraneo Orientale e nei paesi a basso o medio reddito. È stata inoltre riscontrata una tendenza all’aumento delle dipendenze da social media negli ultimi due decenni, con un peggioramento significativo durante la pandemia da COVID-19 (Meng et al., 2022). La prevalenza dell’uso problematico dei social media negli adolescenti è stimata dal 3,22% (Paesi Bassi) al 14,17% (Spagna) (Boer et al., 2020), mentre la prevalenza dell’uso problematico da smartphone negli adolescenti è stimata globalmente attorno al 23,3% (Sohn et al., 2019). Questi tassi variano in base alla regione, al metodo di valutazione e alle caratteristiche della popolazione esaminata (Sohn et al., 2019; Boer et al., 2020).
Quali sono i correlati biologici e clinici della dipendenza da social media?
La dipendenza da social media e smartphone negli adolescenti è associata ad alterazioni in aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione della ricompensa e nelle funzioni esecutive, come la corteccia cingolata anteriore, l’insula, l’amigdala e la corteccia prefrontale dorsolaterale (León Méndez et al., 2024). Tali comportamenti sono associati a un peggioramento del benessere psicologico con un significativo aumento dei sintomi depressivi, ansiosi, disturbi del sonno e ad un maggior rischio di ideazione e comportamenti suicidari (Riehm et al., 2019; Sohn et al., 2019; Cilligol Karabey et al., 2024; Xiao et al., 2025). Questi risultati sottolineano l’importanza dell’identificazione precoce e dell’intervento tempestivo negli adolescenti che mostrano segni di uso problematico o dipedenza da social media e smartphone.
Come gestire la dipendenza da social media?
E’ importante notare che, come sottolineato da un recente editoriale pubblicato su World Psychiatry, manca ancora un consenso su come i giovani possano migliorare la qualità del loro tempo online. Ciò dipende in parte dal fatto che ciò che costituisce un uso “sano” dei dispositivi sia ancora poco chiaro e probabilmente vari in base a fattori sociodemografici (Firth et al., 2025). Per esempio, non è chiaro se sia la durata del tempo trascorso davanti allo schermo a determinare gli esiti sulla salute mentale, o la qualità delle modalità d’uso, le esperienze e le interazioni online, o il modo in cui queste si correlano con altre variabili dello stile di vita (Firth et al., 2025).
La gestione della dipendenza da social media e smartphone negli adolescenti è multifattoriale e coinvolge interventi a livello individuale, gruppale, familiare e scolastico. L’approccio di prima linea raccomandato dalle evidenze scientifiche è rappresentato dagli interventi psicologici, soprattutto quelli ad indirizzo cognitivo-comportamentale, e dalla psicoeducazione, che sembrano essere efficaci nel ridurre la gravità della dipendenza da social media negli adolescenti (Malinauskas et al., 2019).
Altre strategie efficaci includono il supporto genitoriale, favorire la comunicazione transgenerazionale e la promozione di un adeguato utilizzo della tecnologia. Gli interventi di counseling familiare e le sessioni di intervento sul sistema familiare volte a migliorare la relazione genitore-figlio e affrontare eventuali stati ansiosi dell’adolescente può contribuire a ridurre il rischio di dipendenza (Yue et al., 2022; Efrati et al., 2024). Gli interventi basati sulla mindfulness, inclusi i programmi scolastici di meditazione, hanno inoltre mostrato dei benefici nel migliorare l’autocontrollo e nel ridurre i comportamenti di dipendenza (Choi et al., 2020).
3 semplici regole per prevenire o risolvere la dipendenza da social media
Le recenti azioni raccomandate per gli adolescenti, sulla base delle pur limitate evidenze scientifiche disponibili al fine di promuovere un uso sano dei dispositivi digitali da parte degli adolescenti comprendono:
1. Istituzione di zone e orari “liberi dalla tecnologia”. Si raccomanda di evitare l’uso dei dispositivi per almeno un’ora prima di andare a dormire, così da favorire un sonno adeguato e riposante. Designare la camera da letto come zona senza tecnologia e predisporre postazioni di ricarica in altri ambienti può aiutare a consolidare questa abitudine. Anche i pasti in famiglia dovrebbero essere momenti privi di dispositivi. Per avere successo, queste regole dovrebbero essere condivise e rispettate da tutta la famiglia, piuttosto che imposte unilateralmente dai genitori (Firth et al., 2025).
2. Usare le funzionalità dei dispositivi per controllarne l’uso. Oltre ad app specifiche che permettono di impostare limiti di tempo o di accesso, sia iOS che Android includono strumenti per tracciare il tempo di utilizzo, impostare promemoria, bloccare notifiche e gestire la privacy. Sebbene i semplici promemoria di tempo trascorso siano spesso inefficaci perché facilmente ignorabili, la modalità “Non disturbare” — che blocca le notifiche tranne quelle autorizzate da familiari o amici — sta emergendo come una strategia utile per ridurre le distrazioni. Le impostazioni delle notifiche possono anche essere usate per limitare gli avvisi di app specifiche, aiutando a gestire meglio le abitudini digitali. Gli adolescenti dovrebbero imparare a conoscere e utilizzare in modo consapevole queste funzionalità per prevenire dipendenza da social media (Firth et al., 2025).
3. Sostituire, non solo limitare. Uno degli effetti negativi principali della dipendenza da social media è che sottrae tempo ad attività salutari, come il movimento fisico, il sonno adeguato e l’interazione sociale nel mondo reale. Le strategie per ridurre l’uso dei dispositivi saranno più efficaci e ben accolte se accompagnate dalla sostituzione con attività coinvolgenti e salutari, preferibilmente da svolgere con amici o familiari. Anche online è possibile sostituire il consumo passivo dei social media con attività digitali più “sane” e intenzionali, come seguire contenuti legati a obiettivi personali (es. fitness, mindfulness) o interagire con reti sociali positive e di supporto. Questo approccio può migliorare sia la salute fisica che quella mentale (Firth et al., 2025).
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Autori
Dr. Alessandro Miola – Medico, Psichiatra
Dr. Marco Solmi – Medico, Psichiatra, Professore